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Art 1: Lavorare e morire a Gaza

News / by Marco Besana / Giu 22, 2012

Art1_lavoro_equilibrista_gazaLa nostra è una Repubblica fondata sul lavoro. Sul lavoro, quindi, dovrebbe basarsi il nostro stesso senso civico, la nostra idea di democrazia, di uguaglianza e di libertà.
Di libertà, e di lavoro, parleremo anche questo venerdì, ma uscendo dai confini del nostro Paese. Se il fondamento della libertà è il lavoro, la mancanza dello stesso implica una condizione di vita disumana e insostenibile, una condizione in cui l’Italia rischia di trovarsi presto, ma che invece è già un dato di fatto a pochi passi da noi, in una striscia di terra in cui le bombe tolgono la vita a centinaia di civili, ma in cui l’impossibilità di lavorare toglie il respiro ad ancora più persone.
Abbiamo avuto l’onore e la fortuna di conoscere una persona che proprio contro questo si batteva. A Gaza, raccontava Vittorio Arrigoni, il lavoro manca. E manca perchè un assedio costante e sempre più feroce impedisce alla popolazione di svolgere quelle attività quotidiane necessarie al sostentamento di una generazione intera.
I contadini di Gaza non possono coltivare i loro legittimi campi. Cecchini israeliani bersagliano con colpi di arma da fuoco i coltivatori, causando la perdita di interi raccolti. I pescatori, il cui lavoro dovrebbe essere il vero e proprio motore dell’economia di Gaza, non possono pescare oltre le tre miglia nautiche, sebbene in virtù degli accordi di Jericho siglati nel 1994 avrebbero la possibilità di spingersi fino a 20 miglia dalla costa.
Anche qui sono gli spari israeliani, in acque che non sono di competenza dello stato di Israele, ad impedire il lavoro e la vita ad un popolo. Dal gennaio 2009 Israele ha infatti unitelarmente imposto un limite di 3 miglia all’interno delle acque della Striscia, appostando navi militari lungo il confine di una prigione invisibile e, a tutti gli effetti, illegale.
I pescatori sono quindi costretti a lavorare in un fazzoletto di acqua spesso inquinata e senza pesce, non potendo spingersi al largo.
Le scuole, a Gaza, sono uno dei primi bersagli degli spari. Il futuro della società palestinese della Striscia, il futuro di formazione, di professionalità e di crescita è quindi stroncato sul nascere. Una società imprigionata, è quella di Gaza. Una società che non può svilupparsi perchè costretta a sopravvivere e non libera di crescere.
Ma perchè parlare di Gaza in uno spazio dedicato al lavoro? Perchè questa situazione, documentata da Vittorio Arrigoni e dai pochi, coraggiosi attivisti e blogger presenti nella Striscia in questi anni, ancora persiste ed anzi, sembra aggravarsi di giorno in giorno.
Proprio di questi giorni è la notizia di un nuovo attacco alla Striscia, che fino ad ora è costato la vita a sette persone, tra cui una bambina di un anno e mezzo – Hadeel Ahmed Al-Haddad (vai all’articolo di Rosa Schiano su  il blog di Oliva) -, ed ha ferito decine di civili.
Nuovi attacchi, che sembrano ripercorrere le tappe di un film già visto. A Gaza la gente muore, e non solo per le bombe. Quando l’esercito israeliano non attacca direttamente, attacca nella quotidianità con minacce, intimidazioni ed atti di terrorismo, psicologico e materiale.
Non stiamo parlando di una guerra tra un esercito e un gruppo estremista, di una guerra tra due fronti. Stiamo parlando di un attacco quotidiano di quello che viene definito l’esercito più potente del mondo a migliaia di civili inermi.
Ma al mondo conviene pensare che dietro ogni agricoltore palestinese ci sia un terrorista, dietro ad ogni pescatore un attentore suicida. E che a Gaza non esistano bambini da dover sfamare.
di Marco Besana

Ogni venerdì Art.1: la nostra rubrica dove dare spazio alla voce di lavoratori e lavoratrici, sfruttati e sfruttate, licenziati e licenziate, pensionati e pensionati, esodati ed esodate, cassaintegrati e cassaintegrate…
Tutti, nel cassetto, abbiamo qualcosa da raccontare. Se vuoi collaborare a questa rubrica con la tua storia scrivi a: redazione@lavocedinomas.org

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Marco Besana - giornalista freelance e fotografo per passione. È autore del reportage fotografico e dei testi

Ilaria Brusadelli - giornalista freelance e fotografa per passione. È autrice del reportage fotografico e dei testi e ha curato la grafica con la collaborazione dei Designer coinvolti

Pietro Crippa - professore di Storia e Filosofia. È autore dei testi e degli approfondimenti tematici e storici

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