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Born in the U.s.a. : la guerra in Vietnam se nasci dall’altra parte del mondo.

ALGO MÁS, News / by Elisa Riboldi / Mar 15, 2014

bornintheusaBrano: Born in the U.s.a.

Artista: Bruce Springsteen

Anno: 1984

Album: Born in the U.s.a.

Il brano, tratto dall’omonimo album, esce nell’autunno del 1984, lo consacra al grande pubblico. Il tema centrale è quello della guerra, del Vietnam. Per chiunque sia cresciuto in America o abbia studiato l’America nel periodo che corre tra i ’60 e i ’70 sa quanto peso ha avuto l’ombra ingestibile della guerra in Vietnam. I reduci dello scontro, a inizio anni ’80 vengono dimenticati da tutti, ma soprattutto abbandonati a loro stessi. Come se fossero un peso da rimuovere dalla coscienza di un’intera Nazione.

Il repubblicano Reagan avrebbe voluto utilizzare questo brano per la sua campagna elettorale, ma il Boss rifiutò. Non a caso ricordiamo le immagini del brano, in cui sullo schermo della tv, si possono riconoscere i lineamenti di Ronald Reagan mentre parla all’America e le dita scorrono magnificamente sulla chitarra acustica.

La canzone vuole inoltre essere un tributo ai quei cari amici che Springsteen fu costretto a vedere coabattere e non tornare dalla guerra.

In un’intervista al Rolling Stone, del dicembre 1984, il Boss dichiarò:

“Penso che ciò che sta succedendo ora è che la gente ha voglia di dimenticare. C’è stato il Vietnam c’è stato il Watergate, c’è stato l’Iran — siamo stati sconfitti, ci hanno fatto pressione e per finire siamo stati umiliati. Penso che la gente abbia bisogno di provare sentimenti positivi nei confronti del loro Paese. Ciò che sta accadendo ora, a mio parere, è che questo bisogno — che è una cosa bella — viene manipolato e sfruttato. Vedi la campagna elettorale di Reagan in TV: “It’s morning in America”, è mattina in America. E ti viene da dire, be’, è mattina a Pittsburgh. Non è mattina sulla 125esima Strada a New York; è mezzanotte, ed è come se ci fosse una luna nefasta in alto nel cielo. Ecco perché quando Reagan ha fatto il mio nome in New Jersey l’ho percepita come un’altra manipolazione, e ho sentito il dovere di dissociarmi dalle parole gentili del presidente”

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