h 16:58.
19 luglio
1992.
In una via di Palermo, via d’Amelio, c’è un uomo, in visita alla madre, accompagnato da una donna e 5 uomini.

Emanuela Loi ha 24 anni. E’ il giorno in cui diventa la prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio.
Agostino Catalano ha 43 anni, è assistente capo, si è risposato dopo essere rimasto vedovo con i figli e una casa da mantenere.
Ha iniziato a fare le scorte per garantire qualche soldo in più alla famiglia, solitamente è in servizio per padre Sorge. Dovrebbe essere in ferie, ma è stato richiamato per garantire un numero sufficiente di agenti. Poche settimane prima ha salvato un bambino che stava per annegare in mare, dinanzi alla spiaggia di Mondello.
Claudio Traina ha 27 anni, è agente scelto sposato con un figlio.
Walter Eddie Cosina ha 31 anni, è un agente giunto volontariamente a Palermo alcune settimane prima, subito dopo la strage di Capaci, proveniente dalla Questura di Trieste.
Vincenzo Li Muli ha 22 anni, agente. Se cercate informazioni su di lui sul web, non le troverete, tranne qualche foto e l’annuncio di vendita di case nella via a lui dedicata.
Antonino Vullo ha 32 anni, è sposato da un anno e ha un figlio. Non sa che la retromarcia che sta inserendo gli sta per salvare la vita.
E’ un giorno che rimarrà impresso nella storia come la “Strage di via D’Amelio” quel 19 luglio di vent’anni fa.
Il giudice Paolo Borsellino viene ucciso, a 57 giorni dalla strage di Capaci.
Eppure, in vent’anni, si è parlato sempre di Giovanni-e-la scorta, Paolo-e-la-scorta.
Ma oggi, un pensiero per queste vite uccise da una bomba e dall’oblio è un dovere a cui non ci si può sottrarre, per far sì che la parola “scorta” ogni 19 luglio si riempia del loro ricordo, come ha ricordato in un articolo il fratello di Paolo Salvatore Borsellino:
“Questi uomini, questa donna, un nome lo hanno e sono nomi che dovrebbero essere impressi a fuoco nella nostra mente, nel nostro cuore. Si chiamavano, si chiamano, Agostino Catalano, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e io ricordo ancora quando mia mamma fece giurare a me, a Rita, ad Adele, i fratelli di Paolo, che non avremmo mai pronunciato il nome di Paolo, quando fossimo stati chiamati a parlare di lui, senza nominare uno per uno questi eroi“.
Sentiamo ogni giorno la nostalgia di uomini come Paolo Borsellino in un presente che ricorda ma non ha saputo ancora dare verità e giustizia a chi ha costruito la propria vita su questi principi. Ma questo non ci impedisca, anzi ci spinga, a ricordare anche Emanuela, Agostino, Claudio, Walter, Vincenzo che quel giorno, da silenziosi e umili eroi, sono stati vittime di questa strage. E non dimentichiamo anche Antonino, eroe non meno valoroso per il “fortunato caso” di essere sopravvissuto.
di Ilaria Brusadelli
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