Una mattina ti svegli e tutto ti sembra faccia parte da sempre della tua vita.
L’abitudine è qualcosa di strano, è puro istinto di sopravvivenza. Ricordo quando i primi giorni tutto era nuovo e quel tutto volevo raccontarlo. Ieri tornando dall’ospedale guardavo fuori dal finestrino. Ricordo ancora quell’emozione mista a paura che provai la prima volta che i miei occhi videro quelle strade dissestate, quei vecchi scuolabus americani tutti colorati, quei carretti trainati dai cavalli, quei pick-up strapieni a non finire.
Viaggiare per le strade di questo paese è una cosa che amo.
Spostarmi in autobus in Nicaragua è una delle cose più emozionanti che porterò via con me. Le grida dei bigliettai, la musica che riempie quei vecchi carretti, i venditori, la gente spesso stipata all’inverosimile, hanno sempre reso i miei viaggi più avventurosi, più allegri, più pieni.
Oggi mi trovavo davanti al computer e per la prima volta non trovavo nulla di “nuovo” da raccontare, mi sono chiesto il perché, mi sono chiesto se avevo già finito di curiosare in questo lato dell’oceano, mi sono chiesto se ero stanco.
Niente di tutto ciò.
Semplicemente sento che questo luogo mi appartiene un po’ di più, è un po’ più mio e per questo adesso abbiamo cominciato a condividere qualche segreto e i segreti, si sa, non si raccontano.
Da Managua Stefano Musumeci
Comments 0