“Che cos’è la destra, cos’è la sinistra?” cantava Giorgio Gaber. Dalla discesa in campo vittoria alle primarie di Matteo Renzi, se lo chiedono in molti. Il sindaco di Firenze è sicuro: la sua “non è la fine della sinistra, è la fine di un gruppo dirigente della sinistra!”.
Ma quelli che oggi voterebbero per lui cosa sono?
Per esempio: un elettore storico del centro destra, deluso dello sviluppo degli eventi, che ora voterebbe per Renzi, cos’è? Di sinistra perché vota un partito (?) di sinistra (???) oppure di destra perché gli ideali che vede nel neo-eletto segretario gli paiono più vicini a Silvio che a qualunque altro esponente del PD?
È vero che un conto è votare, un altro è essere.
Se siete curiosi di capire la vostra inclinazione partitica al di là dei giochi di parole, esiste un sito internet che, dopo aver richiesto cinque minuti per rispondere a una serie di domande, delinea in un grafico la vostra posizione politica. Lo potete raggiungere cliccando qui.
Di particolare interesse è il calcolo della componente economica insieme a quella sociale. In altre parole, è semplice dire: “Stalin e Hitler è come se fossero la stessa persona” oppure “in politica gli estremi vanno a coincidere”. Per quanto riguarda la dimensione sociale è innegabile che entrambi esercitassero un autoritarismo soffocante e totalitario, ma diverso è il discorso a livello economico: Hitler, da questo punto di vista, non si colloca all’estrema destra. Le sue politiche economiche erano sostanzialmente keynesiane, e al fianco di alcuni dei partiti laburisti di oggi. Di certo molto più a sinistra di quelle di mostri sacri del capitalismo come Milton Friedman.
Il grafico chiarisce inoltre che, nonostante la percezione popolare, il contrario del fascismo non è il comunismo , ma l’anarchia (cioè il socialismo liberale ), e che l’opposto del comunismo (cioè un’economia interamente pianificata dallo Stato) è il neo-liberismo (la deregolamentazione totale dell’economia).
Avete ragione, un profilo tratto da domande pre-impostate – tra l’altro delineate da persone aventi, a loro volta, una certa idea politica – non sarà nulla di definitivo, né di scientificamente dimostrato, ma, se non altro, resta almeno un monito per le contemporanee tendenze a ridurre tutto a “destra” e a “sinistra”, ignorando le diverse componenti delle parti, come per esempio quella sociale o quella economica (pur essendocene comunque molte altre).
È anche vero che mai bisogna dimenticare la perenne transitorietà dei concetti indagati: dietro alle parole “destra” e “sinistra” non c’è nulla, siamo noi a metterci persone e idee che, nel tempo e negli spazi, semplicemente, cambiano. Pur perseverando negli stessi nomi, cambiano.
Perché, alla fine, non è che forse siamo tutti come i guelfi e i ghibellini del tardo medioevo? Partigiani di una o dell’altra frangia politica solo per puro desiderio di appartenenza (e perciò di protezione) nella parziale (e a volte totale) ignoranza dei contenuti?
di Pietro Crippa
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