Il viaggio di Vittorio. Grazie Egidia
EDITORIALI, ITALIA / / Nov 28, 2012
Ho molti libri sui miei scaffali. Solo alcuni, tuttavia, quelli che ritengo fondamentali per me, per la mia storia.
Dante, che non smetterà mai di emozionarmi e sconquassare la mia anima; il Gianni Rodari che insegna agli adulti la correttezza dei bambini; Montale, Campana, Neruda.
C’è un libro, soprattutto, tra quelli che più mi hanno segnato e che più hanno contribuito ad indicare la direzione ai miei passi.
Una copertina scura, una mano disegnata a penna sulla prima pagina bianca e una dedica “A Marco: interprete dell’interpretabile. Hasta siempre l’Utopia. Vik”.
“Gaza – Restiamo Umani“ ha scosso la mia coscienza come pochi autori – e forse nessuno a me contemporaneo – hanno saputo fare.
Il monito del titolo, lo stesso che chiude ogni capitolo, è entrato nella mia anima ora svegliandola a pugni, ora accarezzandola, ora gridandomi di proseguire, ora spalancandomi come con una tenaglia le palpebre quando erano tentate dal chiudersi per non vedere, per permettermi di distrarmi e di occuparmi di altro.
“Gaza – Restiamo Umani” non è solo un libro, per me. È l'”Esempio“, l'”Esempio” nella forma tangibile di carta e inchiostro; è la forza stessa dell’attivismo, ma anche e soprattutto del giornalismo, della “parola”, della “letteratura”.
Ringrazierò sempre Vittorio per quello che ha fatto per Gaza. Lo ringrazierò ancora di più per quello che – attraverso quel libro e le centinaia di articoli scritti – ha fatto per me.
Da un paio di settimane c’è un altro libro sui miei scaffali. Un altro libro entrato da poco nella “mia biblioteca”, ma immediatamente fra quelli che hanno scosso ogni mio sentimento.
“Il viaggio di Vittorio“ mi è stato regalato da Egidia Beretta, in una serata in cui parlare a tu per tu di Vik è stato per me, ancora una volta, medicina fondamentale.
Sfogliando quelle pagine, nella riservatezza della penombra o su un treno affollato, non ho potuto non commuovermi. Trattenendo le lacrime nell’incontrare non tanto il Vittorio attivista, trascinatore, forza stessa della gente di Gaza, quanto il Vittorio “umano”, “umano” come lui stesso ci esortava a rimanere.
“Umano” e, per questo, ancora più grande.
Ho riso leggendo di alcuni cerottini per il mal di mare e immaginandomi un improbabile aiuto-catechista. Ho sentito una comunanza indescrivibile nel leggere il desiderio di fuggire e di conoscere. Ho pianto per le parole regalate a un padre e per quelle regalate a Gaza. Mi sono arrabbiato e mi sono sentito leggero. Orgoglioso, soprattutto. Orgoglioso di aver conosciuto di persona Vittorio e di averlo conosciuto prima che diventasse quell’importantissimo simbolo di denuncia e “battaglia pacifica” che è stato durante e dopo Gaza.
Perchè, per quanto indiscutibilmente importante sia il Vittorio “voce di Gaza”, Vik era ed è anche molto altro, ed è proprio questo “altro” che “il viaggio di Vittorio” ci regala.
Per questo, per questo grande regalo, ringrazierò sempre Egidia.
La ringrazierò per questo, ma anche per aver continuato a portare agli altri la voce di Vittorio. Nelle scuole, nelle biblioteche ed, ora, attraverso questo libro.
Per ricordarci ancora cosa significhi “restare umani”, semplicemente grazie, Egidia.
di Marco Besana
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