Alfredo Celeste detiene un primato.
Lo ha ottenuto dieci giorni fa, quando il Consiglio dei Ministri ha decretato lo scioglimento del comune di Sedriano (Milano) per infiltrazioni della ‘ndrangheta e quando il primo cittadino del paese, il “Celeste” Alfredo, è stato accusato di corruzione aggravata; ovvero di aver favorito cosche mafiose per un tornaconto personale.
Sedriano è il primo comune lombardo ad essere stato sciolto per mafia, ma non il primo del Nord Italia, nonostante l’indignazione di alcuni esponenti della Lega Nord al solo sentire associati i nomi “Settentrione” e “Mafia”.
Prima di Sedriano – secondo la ricostruzione de L’Inchiesta – era toccato a Bardonecchia (TO), nel lontano 1995, quando i clan cercarono di infiltrarsi negli appalti pubblici della Val di Susa.
Poi è stata la volta dei comuni piemontesi di Leinì e Rivarolo Canavese, “le cui amministrazioni sono rimaste impigliate nell’ambito dell’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Torino “Minotauro”, che nel 2011 fotografò i tentacoli della ’ndrangheta sotto la Mole e dintorni. Entrambi i comuni sono stati sciolti nel 2012 e un altro è a rischio, quello di Chivasso”.
Dal Piemonte alla Liguria, con i comuni di Imperia – il cui scioglimento è stato annullato dal Tar, ma dove sono state accertate responsabilità da parte di alcuni funzionari e amministratori – e di Ventimiglia.
La Mafia al nord Italia non solo “esiste”, ma è in continua espansione e gioca un ruolo tutt’altro che secondario nella triste lista dei comuni sciolti per infiltrazioni, circa 20 ogni anno, seppur la regione maggiormente colpita dagli scioglimenti dei comuni per mafia rimanga la Campania con 95 decreti di scioglimento, dal 1992, seguita da Calabria (72), Sicilia (61) e Puglia (7).
Secondo l’Associazione Libera, ad oggi sono 13mila i beni confiscati alla mafia in Lombardia, con 963 gli immobili; dati che fanno della “Locomotiva d’Italia” la terza regione a livello nazionale per beni confiscati e la quarta per gli immobili.
Un altro modo per ricordarci che la Mafia, oggi, ha abbandonato la coppola. E parla milanese.
di Marco Besana
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