Speravo di non dover assistere a una scena del genere.
Il nostro (?) Premier Enrico Letta in visita a Israele, ieri, a incensare e onorare il secondo esercito più potente del pianeta. Sorrisi e strette di mano con il presidente israeliano Peres, dolci parole di cordoglio sull’Olocausto:
“La Shoah è una ferita aperta che ci riguarderà per sempre.”
“Non basta essere contro (l’Olocausto, ndr), bisogna essere per il popolo ebraico.”
Gli inglesi direbbero thanks, but no thanks. Grazie, ma no.
Non bisogna essere per chi, sull’onda di solidarietà mondiale generata dall’olocausto, da settant’anni si comporta come i suoi antichi aguzzini, continuando a negare il diritto all’esistenza di un altro popolo, quello palestinese.
Non bisogna essere per chi, subdolamente, un poco alla volta, continua a mangiare spazio vitale a un popolo già ridotto alla miseria, come testimoniano i 90 nuovi insediamenti vicino a Ramallah.
Non bisogna essere per Inverno caldo, Piombo fuso, Pilastro di difesa, e tutte le altre campagne di morte e devastazione che Israele ha vergognosamente perpetrato in questi anni contro un popolo inerme.
Non bisogna essere per Golia, quando già non c’è nessuno che sta con Davide.
Già lo scrittore Roberto Saviano qualche anno fa si espose in maniera davvero poco ammirevole a favore di Israele, andando incontro a un’infuocata risposta di Vittorio Arrigoni, l’attivista per i diritti umani morto nella striscia di Gaza il 14 Aprile 2011. Adesso anche il nostro (?) Premier esprime una posizione che davvero non mi rappresenta. Chissà cosa gli avrebbe detto Vik.
La Shoah è stata una delle più grandi tragedie dello scorso secolo, e probabilmente di tutta la storia dell’umanità. Ma il mio concetto di non dimenticare è un po’ diverso dagli orrori avvenuti in Palestina da allora, a cui il mondo ha assistito in silenzio, vigliaccamente seduto in poltrona.
di Marco Pozzoli
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