Il 7 Gennaio scorso, il Fatto Quotidiano pubblicava un articolo su José “Pepe” Mujica, presidente dell’Uruguay, definendolo “un mito”. Senza limitarsi a fare da eco al pezzo di Fabio Balocco, vale la pena riportare qui qualche informazione su questo personaggio per poi, come siamo soliti fare, aggiungerne qualche altra da parte nostra.
Con un passato da guerrigliero ai tempi della dittatura, da qualche anno, José Mujica fa parlare di sè per essere il “capo di Stato più povero del mondo”. Se leggerete l’articolo o guarderete il video qui sotto, capirete che mai denominazione fu più esatta e più erronea allo stesso tempo.
Da quando è stato eletto presidente, nel Maggio del 2009, Mujica dona il 90% del suo stipendio mensile a ONG e persone bisognose, tenendo per sè l’equivalente di circa 500 dollari (1500 secondo altre fonti). “Questi soldi mi devono bastare perché ci sono molti Uruguaiani che vivono con molto meno!”, rilasciò in un intervista un paio di mesi fa. Vive con la moglie in una piccola fattoria nella periferia di Montevideo e viaggia con un maggiolino.
In Brasile, durante il G20 del Giugno 2012, Mujica tenne un discorso di fronte agli altri Capi di Stato. Molti di voi lo avranno già visto, sul Tubo ha centinaia di migliaia di visualizzazioni; ma per chi non l’avesse ancora fatto, posso assicurare che saranno dieci minuti ben spesi. I sottotitoli sono in italiano.
Ora, verrebbe da dire: dove sta la fregatura? Perdonate il cinismo, ma ho fatto un piccola ricerca per capire un po’ di più su quest’uomo, le cui parole mi sono parse di una semplicità, coerenza, umiltà e lungimiranza inedita nel mondo politico a cui sono abituato.
Ebbene, non sono riuscito a trovare nulla che le smentisse.
Pare che l’Uruguay, a differenza di altri Paesi Sud americani, non abbia avviato alcuna rottura significativa degli equilibri capitalistici e non sia riuscito a ridistribuire i redditi in modo da ridurre le disuguaglianze. Montevideo, inoltre, figura nella lista grigia dei centri finanziari mondiali, quella dove sono elencati coloro che,pur avendo sottoscritto accordi bilaterali per gli scambi delle informazioni fiscali nel rispetto degli standard internazionali, non li hanno ancora sostanzialmente applicati.
Ciononostante, è innegabile che l’Uruguay detenga una qualità della vita nettamente superiore rispetto alla media dell’America Meridionale e il sistema economico, dai tempi delle dittature militari, è cresciuto notevolmente.
Sono state legalizzate le droghe leggere che saranno vendute liberamente (solo agli uruguayani per evitare particolari forme di “turismo”) al fine di stroncare traffici illeciti, il riciclaggio di denaro sporco e la violenza.
Il 18 ottobre 2012 il Senato ha dato via libera alla depenalizzazione dell’aborto, per cui l’Uruguay è diventato il secondo Paese dell’America Latina dopo Cuba dove abortire non è più reato.
L’Uruguay occupa il ventesimo posto su 176 Stati nella classifica degli Stati meno corrotti al mondo (Italia: 72°) e il ventisettesimo in quella della libertà di stampa (Italia 57°).
Niente male per un Paese che è libero da meno di trent’anni.
di Pietro Crippa
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