Che un Papa, da Lampedusa (Lampedusa. Non Gaza, non Pyongyang, non Kandahar), predichi la carità – secondo diversi autori la più importante delle tre virtù teologali, quelle che fondano l’agire morale cristiano – non mi è parsa una notizia degna delle prime pagine dei giornali. È come stupirsi che Messi abbia dato un calcio al pallone.
Che subito dopo gli amici clerical-conservatori al governo si dimentichino storiche alleanze mostrando – se qualcuno avesse mai avuto dubbi a riguardo – il fondamento meramente utilitaristico di queste, neppure mi ha stupito. Una Lega Nord sempre pronta a dare spettacolo è quasi una tautologia, un’esplicitazione superflua di una strategia propagandistica di un colorito gruppo di buontemponi eletti da un popolo affine.
Ecco, in tutto questo, tuttavia, c’è una cosa che, se proprio non mi ha meravigliato, ha contribuito a intensificare un senso di delusione diffuso: perché nessuno ha parlato di tutto quello che sta dietro alle parole dei protagonisti di questa vicenda?
Per esempio: si sono pubblicate le parole di Matteo Salvini, vice-segretario della Lega Nord, che sul suo profilo Facebook sottolinea come “Papa Francesco, a Lampedusa fra gli immigrati, ha detto ‘no alla globalizzazione dell’indifferenza’. Bene, io da cittadino e amministratore dico anche un forte `no alla globalizzazione della clandestinità’ ”. Ecco, perché nessuno ha detto che la clandestinità è un reato inventato? Mi volete spiegare quale “male metafisico” contenga il fatto che viaggio senza documenti? Senza contare l’articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e le Convenzioni di Ginevra e gli Accordi di Schengen (tutti firmati dall’Italia).
Perché lo stesso Salvini, facendo eco a mezza Italia, conclude con un personalmente più che condivisibile “aiutiamoli in casa loro”, ma non si avvede che da quando questa frase viene tuonata (da sempre) nessuno (tanto meno lui e il suo partito) a mosso un dito per realizzarla?
Perché quando alcune tra le massime testate nazionali pubblicano autorevoli testimonianze raccolte tra gli ascoltatori di Radio Padania gli stessi quotidiani non pubblicano riflessioni statistiche, umane e culturali sull’argomento?
Perché, per esempio, non si dice ai lettori che la popolazione straniera in Italia abbisogna del 10% del prodotto nazionale, ma contribuisce all’11% del PIL (fonte: Report Caritas 2011)?
Perché si continua a parlare di “massacri (sic!) che questi (?) combinano” e si dimenticano le atrocità commesse all’interno di famiglie italianissime?
Ma soprattutto: perché non viene mai data parola ai migranti stessi? Perché non si ascoltano? Per quale ragione, per quale causa originaria queste persone percorrono strade ai limiti dell’umana resistenza per venire qui (o per passare di qui, dato che la maggior parte dei migranti sbarca in Italia per il solo fatto che il nostro Paese è a Sud dell’Europa, dove poi si recheranno)?
Perché nessuno si chiede perché?
di Pietro Crippa
immagini: sven torfinn
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