“Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo.”
Iscrizione sulla tomba di Maria Montessori
Chissà cosa ne penserebbe, Maria Montessori, dei fatti avvenuti in un paio di scuole elementari del paese in questo inizio dell’anno scolastico. Chissà cosa direbbe, la più grande pedagogista che la storia d’Italia ricordi, se potesse parlare dalle vecchie banconote da mille lire su cui è raffigurato il suo volto sorridente.
Io non credo sarebbe molto contenta.
Di sapere che, nel 2013, un gruppo di genitori di bambini di prima elementare, iscritti a un istituto in provincia di Napoli, ha prima chiesto alla preside di cambiare sezione ai propri figli e poi, non essendo stati accontentati, li ha fatti trasferire in altre scuole. Il motivo? Nella loro classe originaria era presente un bambino disabile. Che, naturalmente, lorsignori reputavano essere una potenziale minaccia allo sviluppo didattico e cognitivo dei loro figli.
Nessuna discriminazione, eh. È solo che con un ritardato in classe alcuni programmi e progetti non si possono fare. Ci tengono a farlo sapere.
Non passa loro nemmeno per l’anticamera del cervello la sofferenza inflitta alla famiglia di quel bambino, e che forse, magari, crescere con un ragazzino disabile può essere una risorsa per i loro figli, molto più che farlo con un I-Phone in mano.
Non è finita. Un paio di settimane fa, un altro episodio simile si è verificato nella bergamasca. Stessa solfa (bambini spostati come pacchi postali da una scuola all’altra), stessa classe, razzismo diverso, più “classico”: ci sono troppi figli di immigrati in classe.
Quindi, chiaro, i perb-leghisti italiani non ci stanno, sia mai che un albanese di sei anni insegni al mio piccolino come si ruba, o quello rumeno come si clonano i bancomat. Perle di luoghi comuni della tanto cara ignoranza nazionalpopolare.
Erano gli inizi del secolo scorso quando Maria Montessori iniziò il suo incredibile percorso di ricerca e insegnamento sui bambini disabili, che la portò alla formulazione del Metodo Montessori e al conferimento di innumerevoli riconoscimenti internazionali (tre volte candidata al Nobel per la Pace).
Passati cent’anni, sembra non ci siano stati passi avanti. Anzi.
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