Articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani:
1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese.
Dove Nel Sahara occidentale, regione a Sud del Marocco e dallo statuto internazionale controverso. Un tratto del muro entra anche in Mauritania.
Come Due o tre linee parallele di argini di sabbia alti dai due ai tre metri. Nei punti strategici della prima linea, quella più a Est, sono posizionate mine antiuomo, reticolati, punti di appoggio (“campanelli”) dove sostano una quarantina di soldati, radar. La seconda linea è costantemente presidiata da truppe d’élite dell’esercito.
Lungo la barriera sono posizionati 120mila soldati marocchini a fronte dei 12mila militanti dell’intero Fronte Polisario.
Al suo completamento ha raggiunto i 2720km di lunghezza. E’, attualmente, il muro più lungo del mondo (se non consideriamo il confine tra Messico e USA come un’unica, immensa barriera). Di certo è il più lungo campo minato del pianeta.
Il costo di fabbricazione, in relazione alle dimensioni, non è alto, ma il mantenimento delle truppe e delle tecnologie raggiunge cifre proibitive.
Quando Dal Luglio 1980 al 1987.
Da chi Hasan II, Re del Marocco.
Perché Ufficialmente, per bloccare le sempre più frequenti incursioni dei militanti del Fronte Polisario verso Nord.
Il Sahara occidentale ha ottenuto l’indipendenza dalla Spagna nel 1975. Nel momento in cui l’ONU ha chiesto all’ex potenza colonizzatrice di indire un referendum tra il popolo saharawi per l’autodeterminazione del nuovo Stato, sono sorti i problemi che spesso accompagnano le dinamiche di decolonizzazione: come identificare questo popolo? Non bastano le linee tracciate a penna su un foglio di carta per indicarne i confini: chi è sahrawi e chi no? Come devono essere considerati i gruppi nomadi?
Si voterà e passerà la linea della non annessione con gli stati limitrofi. Il Marocco non ci sta e, dopo un’inascoltata dimostrazione pacifica, marcerà militarmente da Nord, mentre la Mauritania, con gli stessi obiettivi, farà lo stesso da Sud. L’Algeria, storicamente nemica del Marocco, interviene nella polveriera a fianco del Fronte Polisario, un’organizzazione militare e politica che difende il diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi.
Nel 1979, il Fronte Polisario riesce a estromettere dai giochi la Mauritania e comincia a dedicarsi solo al Nord, rivolgendosi contro il Marocco. Ed è a questo punto, nel Luglio 1980, che quest’ultimo comincia la costruzione di un muro, un muro di sabbia.
Oggi, di fatto, il Sahara Occidentale è una regione controllata de jure dal Marocco (l’ONU parla di “autorità amministrativa”), il quale, tuttavia, deve contenderselo, de facto, con il Fronte Polisario.
Quest’ultimo accoglie i profughi saharawi in alcune basi algerine, in particolare nella città di Tindouf. Sono 50mila i saharawi che sono bloccati qui, al di qua del muro, fuggiti nel 1975 a causa della guerra. Da trent’anni vivono al limite, in campi profughi gestiti dall’Algeria e dalle ONG. Le “occasioni” di riscatto sono imbracciare le armi, darsi al traffico di droga o a quello di esseri umani, con sequestri e richieste di riscatto.
A Est del muro, l’ONU ha creato una zona cuscinetto larga dai 2 ai 5km che, di fatto, funge da frontiera. A Ovest, il Marocco (con l’appoggio della Francia) fa da padrone e costringe la maggior parte dei saharawi rimasti a vivere in ghetti.
Il Sahara Occidentale è la regione con i giacimenti di fosfati più importanti del mondo e le sue coste sono uno dei tratti di mare più pescosi esistenti, senza contare la presenza di giacimenti petroliferi a Ovest. Tutte queste risorse sono in mano al Marocco, la regione controllata dal Fronte Polisario è, al contrario, poverissima.
Dal 1991, la popolazione saharawi ha imboccato la strada della legalità internazionale e dell’azione non violenta. Attualmente lo scontro è prevalentemente su un piano politico, nel quale i Saharawi cercano di arrivare al referendum mentre il Marocco ne ostacola la realizzazione al fine di consolidare lo status quo e annettere definitivamente il territorio attualmente sotto il suo controllo
Dal punto di vista di Madrid, il muro di sabbia fa anche da deterrente per gli spostamenti delle popolazioni meridionali verso Ceuta e Melilla, due enclavi spagnole a loro volta circondate da un muro.
di Pietro Crippa
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fonte: C. Quétel, Muri
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