Articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani:
1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese.
Dove in Cisgiordania, al di qua del confine con Israele. Ingloba la maggior parte delle colonie israeliane e delle fonti idriche. Solo il 20% della barriera si trova effettivamente lungo il confine tra i due Stati.
Come Il muro è alto circa 8m e mira a coprire 730km, la maggior parte dei quali già costruiti. E’ composto per lo più da lastre di cemento, ma conta anche numerose torrette, check-point, trincee e porte elettriche.
Quando da Aprile del 2002 (in evoluzione)
Da chi governo Israeliano in carica (Ariel Sharon)
Lo scopo dichiarato dalle autorità israeliane è quello di ostacolare l’ingresso di terroristi palestinesi nel territorio statale. A sostegno di questa tesi si cita il netto decremento dei casi di attentati terroristici dal 2003 in poi. La Palestina, dal canto suo, giustifica tale dato specificando come negli ultimi anni vi sia stata una maggiore collaborazione tra gli attivisti anti-israeliani e il governo di Al-Fatah.
La Cisgiordania e la sinistra israeliana, al contrario, vedono nella barriera un mezzo per annettere de facto buona parte della regione allo Stato di Israele. Nel 1949 viene tracciate una Linea Verde tra Israele e la Cisgiordania: il muro verrà costruito all’interno di essa, dalla parte araba, a volte spingendosi fino a 28 km nell’entroterra. L’obiettivo sta nel tutelare le numerose colonie israeliane presenti in territorio cisgiordano e sottrarre terre a quest’ultimo.
Come dirà il colonnello israeliano Arieli, parlando dell’omologo Tirza, responsabile della costruzione della barriera: “Tirza conosce la verità riguardo al Muro; sa che esso prefigura la futura frontiera occidentale di Israele.Quindi ha capito che il tracciato doveva accaparrare il massimo di terre con il minimo dei palestinesi”.
Nel 1991 i coloni in Cisgiordania erano solo 112mila. Oggi sono più di 300mila. Se si considera anche la popolazione di Gerusalemme Est, annessa da Israele, sono oltre 500mila gli israeliani che vivono nei territori occupati al “riparo” del muro. Oltre un centinaio, inoltre, gli outpost militari, embrioni di future colonie. Al tutto, vanno aggiunti gli insediamenti spontanei.
La barriera, inoltre, ha diversi “effetti collaterali” sulla vita quotidiana della popolazione palestinese, frapponendosi tra case e scuole, erigendosi nel mezzo dei quartieri, esigendo la distruzione di interi mercati o villaggi con un preavviso di poche decine di minuti.
E ora?
Già nel 2003 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha definito “illegale” la barriera. Questa decisione non era vincolante e non ha sortito effetti nella questione. Lo stesso si è verificato per le colonie.
I rapporti tra Cisgiordania e Israele sono costantemente tesi, con la presenza di cecchini israeliani sui tetti delle città cisgiordane e con strade e quartieri interdetti. Senza contare i numerosissimi check point sparsi per tutto il territorio.
La barriera è costellata da murales di protesta, alcuni dei quali realizzati da artisti veri e propri, ma la sensazione è che parte della popolazione palestinese si sia quasi rassegnata a questa presenza ingombrante. Il muro è costantemente aggiornato, ampliato e, soprattutto, modificato in occasione di nuove fondazioni coloniali.
di Pietro Crippa
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Fonte: C. Quétel, Muri.
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