RacCONTAMI; il censimento dei “senza fissa dimora”
RacCONTAMI, ovvero la fotografia di quello che nessuno sa. O forse di quello che tutti sanno, ma di cui nessuno vuole parlare. RacCONTAMI è una ricerca; un censimento stilato dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti, dall’Università Bocconi e dal Comune di Milano con la collaborazione di decine di enti e realtà attive tra la gente di strada. Un rapporto che, nel 2013, descrive la Milano che non si vede, quella nascosta sotto i ponti, che dorme sui marciapiedi della stazione, negli asili notturni.
Mancava dal 2008, a Milano, un censimento dei “senza fissa dimora”. Cinque anni, solo cinque anni sono bastati a far impennare i dati. Il rapporto – aggiornato allo scorso marzo – ha mappato strade e dormitori della più ricca città italiana con l’obiettivo di registrarne gli “abitanti di strada”, italiani e stranieri, regolari e clandestini, e poter intervenire sul fenomeno con dati precisi.
QUALCHE CIFRA
I dati dimostrano che, rispetto al 2008, la percentuale di persone che dormono sulla strada nel senso stretto del termine è calata (pur rimanendo prevalente sul totale registrato), ma anche che è purtroppo drasticamente aumentata quella di chi un vero e proprio tetto non ce l’ha, e ha trasformato in “casa” un asilo notturno, un dormitorio.
Nel 2008 i “senzatetto” registrati erano 1560. Nel 2013 sono arrivati a 2637. Sono uomini per la maggior parte; uomini che coprono per il 91,27% il totale di chi vive sulla strada e per l’85,79% quello di chi alloggia in un dormitorio. E sono italiani. Il numero di nostri connazionali senza una fissa dimora è il più alto, seguito da persone che provengono da Est Europa e Africa. L’età media è di 41 anni, leggermente superiore tra chi vive sulla strada (44 anni) rispetto a chi vive in dormitorio (40 anni).
Uno dei dati che colpiscono di più è il livello di istruzione dei “senzatetto”, che nelle percentuali rispecchia esattamente quello delle popolazione generale. Pochi sono coloro che non sono mai andati a scuola: la percentuale maggiore è coperta da persone con licenza media, immediatamente seguita da chi ha un’istruzione secondaria (5 anni). Il 12,01% ha una laurea e lo 0,38% di chi vive in strada ha addirittura un Master.
LE CAUSE: IL LAVORO
La causa principale dell’aumento dei “senza fissa dimora” rimane la perdita del lavoro, drasticamente combinata – soprattutto per i cittadini italiani – con il disfacimento delle relazioni familiari. Tra gli italiani sono rilevanti anche i problemi legati alla droga, all’alcool o alla scarcerazione.

In media chi vive in strada ha perso la propria dimora da 3 anni. Secondo il rapporto “gli italiani vivono un fenomeno di «lunga data» essendo nella condizione di homeless da 5.1 anni. Gli Immigrati sono relativamente «giovani» nella loro condizione di senza dimora essendo in strada da 2.5. Le persone intervistate in strada sono nella condizione di senza dimora da 5.1 anni, mentre quelle nelle strutture di accoglienza notturna da 2.7 anni.”
Solo il il 10.2% dei senzatetto lavora o ha lavorato immediatamente prima della stesura del rapporto, ma tra loro oltre il 70.4% è in nero. Il resto è senza lavoro, seppur il 93% di chi non ha un’occupazione ha lavorato nella propria vita e il 65% aveva un contratto a tempo determinato; a discredito di chi crede che chi continua a ripetere che “chi ha voglia di lavorare, un lavoro lo trova”.
In media le persone disoccupate hanno perso il lavoro 4 anni fa, licenziate o per il fallimento dell’impresa per cui lavoravano (a volte di loro stessa proprietà).
LA SALUTE E L’ASSISTENZA
Il 66% delle persone censite ha dichiarato di essersi rivolto almeno una volta ad uno dei servizi di assistenza del Comune, ma sono per la quasi totalità di origine italiana. I senzatetto di nazionalità straniera al dramma di una vita in strada aggiungono il carico della loro condizione: spesso ignorano l’esistenza stessa di queste realtà o hanno paura ad uscire dall’ombra perché clandestini.
Riguardo alla salute, si legge nel rapporto: “L’11.4% ha una qualche forma di disabilità/deficienza (motoria, uditiva, psichica), l’8.7 in strada e l’11.9 tra coloro i quali dormono in dormitorio. Il 59% è stato malato nel corso dell’ultimo mese e il 67% si è rivolto a un servizio sanitario. Tra coloro che non hanno richiesto alcuna assistenza sanitaria, il 36% reputava di non necessitare di una visita medica, il 18% non sapeva dove rivolgersi, il 13% non possiede i documenti”.
DIETRO ALLE CIFRE, LE STORIE
Come per il fenomeno dei richiedenti asilo, anche per il censimento dei senzatetto milanesi sono le cifre a dare il primo quadro; un quadro che rimarrebbe però incompleto se svincolato da quei volti, quelle storie, quelle persone che si nascondono dietro ai numeri.
Avevamo conosciuto qualcuno di quei volti lo scorso 31 dicembre, tra i botti e lo spumante di un’Italia sempre più distratta (per leggere il nostro articolo: L’ultimo degli ultimi). Luca, 45 anni, che sognava di riabbracciare la figlia con cui non aveva un rapporto “da quando le cose erano andate male”. Fulvio, in un asilo notturno dopo una vita trascorsa nel suo ristorante. Roberto, in cerca di una casa e di una vita dopo aver inseguito un sogno in America ed essere stato riportato da un dolore in Italia.
Decine di uomini, italiani e stranieri, uniti dalla disperazione e, al contempo, dal quel senso di comunanza e “famiglia” che la strada gli ha dato.
LA SPERANZA
Sono storie di estrema difficoltà. Storie di chi tuttavia continua ad insegnarci qualcosa. Sempre secondo la ricerca, è ancora alto il numero di non si è arreso e coltiva, nonostante la strada, la fiducia e la speranza. Non nella politica, lontana già per chi ha una casa e un lavoro e del tutto assente per chi è senza un tetto. Poco verso le istituzioni, che spesso vanificano con il peso della burocrazia le iniziative messe in atto per aiutare i più deboli. Alto, invece, negli amici (circa l’86%). Amici che, a detta degli stessi senzatetto intervistati, li rendono addirittura “felici”.
di Marco Besana
Infografica di Ilaria Brusadelli
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