Venerdì scorso, dopo una lunga riunione nella guest house di Diaoyutai alla periferia di Pechino, il segretario di Stato americano John Kerry e il consigliere di Stato cinese Yang Jiechi, hanno affermato che le due potenze sono d’accordo sull’obiettivo della “denuclearizzazione della penisola coreana”.
E va bene.
Dopo aver letto la notizia, mi ricordo di un articolo che scrissi esattamente un anno fa, in cui c’era questa mappa:
E allora mi sono chiesto: perché ci preoccupiamo di questi dieci (dieci?) ordigni nordcoreani e, allo stesso tempo, ci sentiamo massimamente protetti dalle 8500 (ottomilacinquecento) bombe atomiche possedute dagli Stati Uniti?
Ciò che mi spaventa è la naturalezza con la quale sorprendo me stesso impossibilitato a fare a meno di pensarla così. Anche adesso, mentre scrivo questo articolo. Pur nel denunciare questo mio istinto occidentalista resto saldamente ancorato a una visione di mondo americano (ed euro) centrica.
Se guardiamo la storia dovrei maturare un sentimento opposto dato che finora sono stati due americani, e non due coreani, le uniche persone ad aver usato la bomba atomica su una popolazione.
Forse la penso così perché Kim Jong-un è un po’ tocco e che da un momento all’altro potrebbe premere il pulsante rosso, mentre invece un premio Nobel per la Pace non ricorrerebbe mai a una guerra nucleare. Ma allora perché disporre di migliaia di testate? Pensavo che la Guerra Fredda fosse finita da un pezzo: perché l’Unione Sovietica ne ha altrettante e per i media tutto è ok?
La ragione del mio pensare, allora, forse risiede nel fatto che gli States sono nostri alleati e la Corea del Nord nostra nemica. Poi però mi chiedo: cosa vuol dire “alleato”? e cosa “nemico”? e “nostri” di chi?
Non sono sempre e comunque vite umane quelle che verrebbero spazzate via? Non saremo sempre noi, noi esseri umani, a rimetterci?
E allora, come avevo fatto poche righe fa, torno a chiedermi perché.
di Pietro Crippa
Per approfondire vedi anche:
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