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Un Ing. alla scoperta dell’Etiopia – Capitolo Quinto

ESTERO, News / by Marco Pozzoli / Ago 04, 2014

Chiedo scusa ai miei compagni di redazione, “infrangendo” la pausa dichiarata appena ieri con questo articolo: sono sicuro che mi perdoneranno, le comunicazioni Italia-Etiopia pare vadano a ritmi telegrafici.

In ogni caso, eccomi qua, con la valigia in mano e (quasi) pronto, come No Mas, a staccare la spina per le vacanze estive. Devo dirlo, l’idea di lasciare queste piogge torrenziali per un paio di settimane al mare, a casa, mi rendono davvero contento. Al di là dei pur non trascurabili aspetti climatici, queste ferie arrivano al momento giusto, a suggellare un altro radicale cambiamento di questo mio camaleontico Servizio Civile.

Infatti, il mio lavoro in Oromia è, salvo sorprese dell’ultima ora, pressoché giunto al termine. Con la proposta di progetto per la riabilitazione e potenziamento della Siraro Water Line pronta alle revisioni di Silvia e del campo base LVIA di Cuneo, e soprattutto con l’arrivo del capoprogetto e l’inizio dei lavori in Afar, è tempo per me di continuare il viaggio.

Di andare avanti, ma non senza prima dare uno sguardo indietro.

Doveva essere una parentesi, questa. Poche settimane di ambientamento, a fare il piccolo aiutante di Silvia, in preparazione al deserto: osservare, ascoltare, obbedire. Ora, non voglio dire di essermi trasformato in un ribelle anarchico, tutt’altro, ma una serie di contingenze imprevedibili all’inizio (il ritardo accumulato in Afar, le dimissioni di uno dei due ingegneri dell’ufficio appena prima del mio arrivo, etc.), han fatto sì che la mia presenza a Shashamane diventasse decisamente più lunga e “attiva” del previsto.

Il fatto che Silvia, a pochi giorni dal mio arrivo, si sia fidata di me, affidandomi (in coppia con Getaye) la SWL, è stato molto importante. Mi ha dato un punto di riferimento, un obiettivo, una responsabilità. A più di due mesi di distanza, non posso che ringraziarla per l’opportunità che mi ha dato. Al di là dell’aspetto professionale, ha reso tutti gli aspetti, le sfaccettature della mia vita qui soddisfacenti e significative. Perché è più bello farsi un tuffo alle sorgenti di Wondoghenet, passeggiare sul lungolago di Awasa, o anche solo andare a comprare i francesini dalla bella panettiera, quando c’è qualcosa che ti carica e ti dà motivazione. Che, alla fine, da un senso alla tua presenza qui.

Non è affatto scontato, badate: sono partito con aspettative enormi, pensando che l’Africa avrebbe dovuto regalarmi qualcosa di straordinario ogni giorno, o non sarei stato soddisfatto. Sbagliavo. Perché le cose più belle che questo paese mi ha dato finora sono tutte figlie della quotidianità: sono i rapporti che in questo tempo sono riuscito a costruire.

È saltare sul davanzale della segreteria ogni mattina per salutare Marta e il bambino che porta in grembo. Scambiare due cazzotti amichevoli con Addisu e un abbraccio spaccacostole con Tzegae, i miei drivers. Passare la domenica mangiando pasta al ragu e Doro What* con Getaye e la sua fidanzata Nouna, che non parla una parola di inglese ma pazienza, ci ammazziamo dal ridere con il mio amarico. Passare di fianco al parrucchiere e battere il cinque a Gimmachu, il mio ormai fidato Sweeney Todd (speriamo in un finale diverso, però), o vedere il mio ormai fidato fruttivendolo, un anziano signore che all’inizio mi guardava di sottecchi, regalarmi un chilo di carote senza alcun motivo.

Non mi faccio illusioni: il colore della mia pelle non cambia, resto un ferenji e sarò sempre e comunque additato e chiamato e a volte anche insultato dai locali. Ma sono contento di sapere che, quando andrò in Afar, tutti loro mi mancheranno. E, spero, anche io mancherò a loro, almeno un po’.

Ricaricare le batterie ora, poi sarà tempo di nuovi obiettivi, nuova gente, nuovi traguardi.

PS. Mi spiace non avere delle immagine “lavorative” da proporvi questa volta ma, come si dice, non di solo pane vive l’uomo, quindi vi lascio con qualche foto dei miei finesettimana ad Awasa**. Spero apprezzerete comunque, e buone vacanze a tutti!

 

Ippopotami a Wuha Tekur, "Acqua Nera", Lago Awasa, Awasa.
Ippopotami a Wuha Tekur, “Acqua Nera”, Lago Awasa, Awasa.

 

Il barcaiolo bello frescone con la sizza
Il barcaiolo bello frescone con la sizza

 

Nidi e uccelli vari sul lungolago
Nidi e uccelli vari sul lungolago

 

I tappi e il lago
I tappi e il lago

 

*Nota culinaria: il Doro What è uno stufato di pollo, uova e legumi, naturalmente servito con l’injera. Ne esistono varie versioni, anche se quella di gran lunga più diffusa prevede l’abbondante utilizzo di berberè, spezia che fa assumere alla pietanza un colore rosso intenso e alla tua gola, indovinate un po’, l’impressione di aver appena ingoiato una fiamma!

**Nota turistica: Awasa, o Hawassa, è il capoluogo della SNNPR (Southern Nation, Nationalities and Populations Region). Situata a venti minuti da Shashamane, la presenza dell’omonimo lago, unita a un clima piacevolmente caldo e all’insolita pulizia delle sue strade la rende, secondo buon parte della popolazione, la città più bella di Etiopia. Per quanto visto sinora, non posso proprio dar loro torto.

 

di Marco Pozzoli

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