Halfway.
Cinque mesi (e qualcosa) sono passati, altrettanti (qualcosa compreso) mi aspettano. Così, come quando si va a scuola, o si pratica qualche sport di squadra, e la pagella del primo quadrimestre o la posizione in classifica servono da buoni spunti di riflessione, anche per me è tempo di bilanci. “Rapporto di metà progetto”, si direbbe in ONGese.
Prima di passare ai giudizi veri e propri una rapida rassegna stampa sulla mia vita recente:
26 Agosto: in un clima di disordine generale (con il capo dei capi ancora in vacanza), il servizio civile Marco Pozzoli fresco di ferie viene rispedito a Shashamane dalla capa Silvia;
Inizio Settembre: La capa Silvia affida all’astro nascente dell’ingegneria (dai ok potete ridere) un nuovo incarico, ovverossia il dimensionamento dell’estensione acquedottistica di Tatesa Dedesa (cinquecentomilasenzailmila abitanti). Entusiasmo incontenibile del nostro eroe: “non la deluderò, capo.” (Spento tempo zero da uno: “zitto e lavora, pagliaccio”).
10 Settembre: Il nostro eroe inizia la preparazione per la Great Ethiopian Run del prossimo Novembre. Entusiasmo incontrollato per le strade di Shashamane: il passaggio di un ferenji in calzoncini, auricolari e sudore scatena posse di fanciulli inseguitori (o, più spesso, inseguiti), scomodi paragoni con Gebresellassie e Bekele, e anche qualche lancio di frutta mista (e marcia).
Metà Settembre: SCOPERTA STRAORDINARIA, a Shashamane c’è una pizzeria eccellente. Si prevedono grandi abbuffate.
Il giorno dopo Metà Settembre: Si prevede un nonpossoscriverevolgaritàsulsito, il capo dei capi informa il nostro eroe che tempo dieci giorni andrà ad affiancare il capo Riccardo nel deserto dell’Afar, dove al momento si prevede l’arrivo di luce, acqua e internet. Per il 201X. I mobili dovrebbero arrivare prima. Forse.
Ok forse non sono stato così conciso ma, alla fine, in questo resoconto è già contenuta una buona parte del mio bilancio.
Al di là dell’ironia, lasciare questo posto sarà più difficile del previsto: sapevo dal giorno zero che la mia destinazione finale sarebbe stata il deserto, e per tanti versi sono entusiasta di cimentarmi in una nuova avventura, ma un conto è lasciare un posto dopo quattro settimane, ben altra cosa è farlo dopo quattro mesi. Con, a spargere ulteriore sale sulla ferita, la consapevolezza di piantare a metà un bel progettino (due, in realtà, se contiamo la Siraro Water Line). A rendere un po’ meno amaro il bilancio è il tentativo (e mezzo) di scippo che posso mettere a referto in quest’ultimo mese, fortunatamente senza conseguenze per i miei bilanci monetari. In fondo è giusto dire tutto.
Non mi resta dunque che rifare le valigie, portandomi dietro tutto quanto ho imparato, raccolto, maledetto, ringraziato e affrontato in questa cittadona dell’Oromia, che di certo mi resterà nel cuore.
Vi lascio con qualche classica foto da saluti al team e delle nostre spedizioni topografiche. E ora scusate, ma ho il materasso da impacchettare.


*Nota sportiva: la Great Ethiopian Run viene considerata la 10 km più famosa e popolare del continente africano. Decine di migliaia di persone vi partecipano ogni anno, inclusi molti dei più grandi atleti del continente (di certo quelli Etiopi). La gara quest’anno è prevista per il 23 Novembre, lungo le strade di Addis Abeba: io partecipo, vi farò sapere come andrà a finire!
di Marco Pozzoli
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