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Sono tornato.
Ben ritrovati, aficìonados del sito e occasionali lettori. Forse alcuni di voi – pochi, probabilmente – si saranno chiesti che fine avesse fatto la voce del Lunedì. Ebbene, dopo un periodo di formazione e qualche angoscia burocratica, da poco più di una settimana sono sbarcato nell’Africa subsahariana, in Etiopia per la precisione, a svolgere il Servizio Civile Internazionale. Curiosamente, quest’anno, la minuscola redazione di No Mas cede ben due pezzi al SCI, dal momento che anche Stefano è partito per la sua avventura, in un ospedale sperso tra le montagne tanzaniane.
Ricordo giorni, ormai abbastanza lontani, in cui due poco più che adolescenti intraprendevano la carriera universitaria, impegnandosi più o meno allo stesso tempo per costruire questa associazione. Quei due ragazzi, all’epoca condividevano il sogno di andare in Africa: uno, ingegnere, per fare i pozzi; l’altro, medico, a curare la gente.
Da allora sono passati anni e, potete credermi, tanta, tanta acqua sotto i ponti. Ho cambiato idea su ciò che volessi fare della mia vita da “grande” così spesso da non aver considerato, credo, solamente una carriera da lottatore professionista, per meri impedimenti fisici peraltro. Eppure, per una serie di concause più o meno dipendenti dalla mia volontà, alla fine il cerchio si è chiuso.
Con un foglio su cui c’è scritto che sono un ingegnere ambientale e un altro (sudatissimo) che dice che in Etiopia sono il benvenuto. Con la consapevolezza di essere l’ultima ruota del carro, ma che non potrà in alcun modo offuscare l’incontenibile e un po’ romantica gioia di aver realizzato il sogno di quel ragazzino.
Perché quest’anno lo passerò nel deserto dell’Afar, a lavorare su un progetto di emergenza idrica promosso dall’Unione Europea.
Per questo motivo, quest’anno farò il reporter “sul campo”, con l’intenzione di tenere una rubrica periodica, di cui queste righe sarebbero una sorta di prologo. Non ho intenzione di tediarvi con una serie di cronache della mia vita qui, né tantomeno di intortarvi di luoghi comuni sull’Africa che è tanto BellaPoveraNonpotetecapire. Questo è il motivo per cui di questi primi giorni di fatto di vacanze pasquali non vi lascerò altro che un paio di foto dei paesaggi mozzafiato delle Bale Mountains, dove sono andato a fare trekking.
Dell’Etiopia non so quasi nulla, e non credo potrò spacciarmi come esperto in materia il prossimo Febbraio, al momento di tornare a casa. Ma ho comprato una Reflex buona abbastanza da sopperire alla mia incapacità come fotografo e, per tutto il resto, la penna è sempre pronta. Fermerò tutto ciò che mi colpirà, scattando o scrivendo o entrambe le cose, fossero anche le cose più apparentemente insignificanti. Poi le riporterò qui. Senza la pretesa di spiegare nulla, ma con la voglia matta di mostrarvi ciò che avrò visto, e sentito, e vissuto.
Lunedì lascio Addis Abeba per un primo sopralluogo nel deserto. 6 Giorni per farsi un’idea della situazione. Per prendermi la prima sberla. Sono carico. Non sono pronto. Do il massimo.
Poi vi dico.


Marco Pozzoli
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