“Io mi ostino a voler fare il mio lavoro, medico e chirurgo. Mi occupo giornalmente di sanità e medicina. Se qualcuno venisse a propormi di fare il ministro della Sanità risponderei che il mio programma è molto semplice: faccio una sanità d’eccellenza, spendendo la metà di quello che si spende oggi, eliminando il conflitto di interesse introdotto nella mia professione dalla casta politica: il pagamento a prestazione. Il nostro sistema sanitario era uno dei migliori al mondo, la casta, con la complicità di alcuni medici, lo ha rovinato.
L’interesse del medico è che la gente stia male, per fare più prestazioni. Ma nove milioni di persone non hanno più accesso alla sanità. Io eliminerei tutto questo. Ecco perché nessuno mi ha mai chiesto di fare il ministro della Sanità. […] A me piacerebbe in futuro aprire anche in Italia il primo ospedale di Emergency, per far rivedere agli italiani, dopo 30 anni, che cos’è un ospedale, non una fottuta azienda. La sanità è uno scandalo pubblico”.
Lo avrete riconosciuto. Così parlava, sulle pagine di Repubblica, Gino Strada. L’articolo è un po’ datato (dicembre 2012), ma proprio per questo, oggi ancor più impressionante.
Con ¡NoMás! abbiamo già approfondito le contraddizioni di un sistema sanitario internazionale che si fonda sul denaro: anziché perseguire il fine inscritto nel proprio nome – la cura – si mira al guadagno. Anziché muoversi verso ideali utilitaristici (lavorare al fine di garantire il massimo bene possibile al maggior numero di persone possibile), ci si prodiga in vista del profitto, unica cosa che pare contare davvero all’interno del sistema capitalistico contemporaneo.
Le parole di Gino Strada sono quanto mai attuali alla luce dell’inchiesta della Procura di Torino resa nota dopo la sanzione da 180 milioni inflitta dall’antitrust alla Novartis e alla Roche, che si sarebbero accordate per bloccare la diffusione di un prodotto più economico.
“L’Agenzia del Farmaco va rifondata – dice Margherita Miotto deputata del Pd e membro Ufficio di presidenza della Camera – resa più efficiente e trasparente […] ma soprattutto servono norme più rigorose per evitare gli accordi truffa emersi con la vicenda del farmaco Avastin”.
Ma la domanda resta: quanta responsabilità è da attribuire alla mancanza di norme e di controlli, e quanta, invece, all’intero sistema capitalistico-sanitario?
di Pietro Crippa
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